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Il potenziale strategico dell’Additive Manufacturing

di Daniele Cozzi*

Il momento che stiamo affrontando innesca molteplici e inevitabili riflessioni e il tema dell’innovazione è uno dei più ricorrenti, soprattutto tra le imprese che sono chiamate quotidianamente ad affrontare le nuove sfide poste dalla pandemia.

È opinione condivisa che l’emergenza non abbia solo accelerato il processo di digitalizzazione ma abbia anche fatto emergere su larga scala le potenzialità delle tecnologie abilitanti. Oggi, nel campo dell’Industria 4.0 si parla sempre più spesso di Additive Manufacturing (AM); l’ecosistema additivo cresce e si sviluppa costantemente, con nuovi processi e nuovi materiali, e una delle evoluzioni più attese è l’impiego dell’additive in produzioni in serie. I produttori di AM, infatti, si stanno impegnando nella ricerca di soluzioni in grado di ridurre i prezzi e aumentare le prestazioni.
Si stima che il mercato additivo supererà i 40 miliardi di dollari nel 2024, per arrivare a oltre 117 miliardi nel 2029, con un tasso annuo di crescita atteso del 26% tra il 2020 e il 2024.

Virare verso la manifattura additiva genera un risparmio di materie prime, consente di ridurre il time to-market, favorisce la risoluzione dei problemi nella supply chain e agevola le sfide dalla globalizzazione. Inoltre, può portare le imprese a cogliere nuove opportunità nei mercati esistenti e ad aprirsi a nuovi mercati, anche internazionali.

È sicuramente questo il momento in cui le imprese possono e devono valutare l’opportunità di adottare la manifattura additiva, che non deve essere vista solo un upgrade tecnologico legato alla prototipazione rapida o a innovazioni incrementali di processo, ma deve essere considerata come vero e proprio potenziale strategico in grado di generare nuovi approcci alla produzione, nuove proposte di valore e modelli di business radicalmente innovativi.

Seppur vi siano innumerevoli vantaggi e potenzialità, l’adozione delle nuove tecnologie nelle imprese è spesso ostacolata dalla difficoltà di valutarne l’impatto sul business aziendale. Una recente ricerca di SPS Italia ha, infatti, confermato quanto la relazione e il dialogo quotidiano con le imprese aveva già fatto comprendere: i principali impedimenti all’adozione dell’additive manufacturing sono la mancanza di opportunità di testare la produzione additiva (per il 36% degli intervistati) e una conoscenza insufficiente delle tecnologie AM (per il 36%) che si traduce nell’incapacità di individuare le opportunità di utilizzo.

Si tratta, quindi, di un vero e proprio “gap informativo” rispetto ai benefici dell’Additive Manufacturing che le imprese sono in grado di superare. In Friuli Venezia Giulia, in particolare, questo gap può essere colmato sia attraverso i servizi di ricerca e prototipazione offerti dal Laboratorio Regionale universitario di Meccatronica Avanzata (LAMA) sia grazie ad IP4FVG e al Laboratorio Additive di Udine gestito da Friuli Innovazione in collaborazione con il LAMA e il Cluster COMET. Molti sono i servizi a cui si può accedere: dall’utilizzo dei macchinari per la sperimentazione, allo studio dei materiali, alla formazione delle competenze fino allo sviluppo di nuovi modelli di business legati alla stampa 3D. In altre parole, le aziende del territorio hanno la possibilità di conoscere le tecnologie ed effettuare il cosiddetto “test before invest”, cioè provare la tecnologia e i suoi vantaggi prima di valutarne l’adozione, utilizzando le risorse del sistema regionale in modo integrato.

Per maggiori informazioni: Laboratorio Additive FVG | Friuli Innovazione e Lama FVG

*Presidente di Friuli Innovazione