di Sergio Gusmeroli*
All’inizio di quest’anno, accompagnando l’uscita del nuovo report della Commissione “Industry 5.0: Towards more sustainable, resilient and human-centric industry”, la Commissaria Europea per la Ricerca e l’Innovazione Mariya Gabriel affermava “The new concept of Industry 5.0 could not come at a better time. Many European industries are reinventing themselves, adapting to the new COVID reality, increasingly embracing digital and green technologies to remain the solution provider for all Europeans. Now is the time to make workplaces more inclusive, build more resilient supply chains and adopt more sustainable ways of production.” In sintesi, è fondamentale rendere i luoghi di lavoro più inclusivi, costruire catene di approvvigionamento più resilienti e adottare modalità di produzione più sostenibili.
In queste parole c’è l’essenza del messaggio Industria 5.0: un nuovo umanesimo industriale dove i lavoratori partecipano attivamente alla “transizione gemella” verde-digitale con una nuova sensibilità nei confronti del pianeta e della sostenibilità dell’industria manifatturiera, una maggiore flessibilità ed agilità della nostra industria che possa essere resiliente nei confronti di eventi avversi e nefasti come la recente pandemia.
Sono tre, a mio avviso, le parole chiave di questo cambiamento: l’approccio umano-centrico, la sostenibilità e la resilienza. Proverò a descriverle attraverso le esperienze concrete di tre progetti europei che stanno affrontando le sfide di Industria 5.0 e sviluppando metodologie e soluzioni tecnologiche di frontiera.
Approccio Umano-Centrico. Il primo aspetto di Industria 5.0 sta nell’integrare l’automazione di Industria 4.0 (sistemi cyber fisici di produzione) con un nuovo ruolo attivo dei lavoratori a ogni livello. Il progetto AI REGIO “Regions and Digital Innovation Hubs alliance for AI-driven digital transformation of European Manufacturing SMEs” (https://www.airegio-project.eu/), con la partecipazione di Cluster COMET Metalmeccanica Friuli Venezia Giulia, ne è un esempio. AI REGIO sta sviluppando un modello di Intelligenza Collaborativa tra uomo e macchina intelligente, basato su gemelli digitali di fabbrica e di lavoratore che si interfacciano tramite tecniche di Intelligenza Artificiale per implementare lo scenario “uomo assiste la macchina” (train explain sustain) e lo scenario “macchina assiste l’uomo” (amplify interact embody). In questo modo, anche le soluzioni più avanzate di automazione 4.0 potranno consentire un’interazione attiva del lavoratore, implementando il cosiddetto nuovo umanesimo industriale.
Sostenibilità. I recenti dibattiti sulle sorti del Pianeta e l’impatto delle attività industriali sull’ambiente sono al centro del secondo pilastro di Industria 5.0. È opinione condivisa che le tematiche di sostenibilità debbano essere affrontate con un approccio olistico che investa tutti gli aspetti della impresa industriale. Nel progetto QU4LITY “Joining forces towards a European industrial Autonomous Quality” (https://qu4lity-project.eu/) si sta elaborando un nuovo modello di pianificazione e gestione della trasformazione digitale delle imprese che individui i gap di transizione gemella verde-digitale in una serie di dimensioni aziendali che vanno sotto il nome di 6Ps. Tramite questionari, interviste e sessioni interattive, le aziende prendono consapevolezza su come i propri Prodotti, Produzione e Piattaforme (prime tre Ps di origine Tecnologica) abbiano bisogno di una transizione gemella che li porti a un minore impatto sul Pianeta. Le altre tre Ps (di origine Socio-Economica), invece, riguardano azioni che devono necessariamente portare a una revisione dei processi interni di innovazione gemella e si chiamano: People (professioni e competenze), Partnership (come ad esempio l’associazione ad un Digital Innovation Hub) e Performance (introdurre nuovi indicatori di performance sulla transizione gemella verde-digitale).
Resilienza. Si sta molto discutendo su come sfruttare la crisi COVID per introdurre in azienda innovazioni di organizzazione, processo e prodotto. Lo scopo è migliorare la flessibilità e l’agilità dell’azienda non soltanto per resistere e limitare i danni a fronte di eventi avversi improvvisi (rottura della catena di fornitura, distanziamento sociale in azienda, re-indirizzamento del portafoglio prodotti), ma con una prospettiva a medio-lungo termine di innovazione. Il Progetto EUR3KA “Manufacturing as a Service Network for Fast Pandemic Reaction RESILIENT – RELIABLE – REPURPOSING” (https://www.eur3ka.eu/) sfrutta il modello dei Data Spaces per aumentare la resilienza dell’azienda. Non si tratta solo di infrastrutture informatiche per il salvataggio e la conservazione dei dati, ma grazie a tecnologie semantiche vengono definite e migliorate le caratteristiche di FAIRness (Findable Accessible Interoperable Reusable) dei dati. Oltre ad agire solamente sui Dati, i Data Spaces da un lato comprendono le piattaforme informatiche per l’elaborazione e il processamento dei dati stessi, dall’altro pure le regole configurabili di sovranità per la loro condivisione in ecosistemi flessibili di business. Grazie ai Data Spaces si possono simulare condizioni diverse di funzionamento del prodotto, dell’impianto e della catena del valore e misurare gli indicatori necessari per ottimizzare i cambiamenti, attraverso il “test before invest”.
In conclusione, la transizione da Industria 4.0 a Industria 5.0, attraverso un nuovo umanesimo industriale, una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale e un atteggiamento pro-attivo, è da considerarsi la quinta rivoluzione industriale? I metodi, gli strumenti e i casi di studio Industria 5.0 sviluppati dai progetti europei citati sembrerebbero escludere a breve termine una forte discontinuità da Industria 4.0, ma la valutazione del loro impatto a medio-lungo periodo richiederà analisi più approfondite, soprattutto riguardo alla resilienza nel fronteggiare le emergenze globali come la pandemia COVID-19. Il quesito è dunque ancora aperto, ma questo non ci impedisce sin da ora di includere l’approccio umano-centrico, la sostenibilità e la resilienza nei nostri sistemi produttivi. La sfida Industria 5.0 è appena cominciata e dobbiamo affrontarla preparati.
* Research Coordinator, Politecnico di Milano –
Department of Management, Economics and Industrial Engineering