Sono passati quasi 240 anni da quando James Watt brevettò la macchina a vapore e diede lo slancio definitivo alla prima rivoluzione industriale. Se nel 2012 iniziava l’era della cosiddetta Industria 4.0, già alcuni anni dopo si è iniziato a parlare di Industria 5.0, concetto che teorizza un’industria più sostenibile, resiliente e incentrata sull’uomo.
Mentre i tratti distintivi dell’Industry 4.0 sono la connessione, la digitalizzazione e la creazione di fabbriche intelligenti con sistemi cyber-fisici che comunicano attraverso l’Internet of Things, l’Industria 5.0 fa un passo avanti: riporta l’uomo e il suo potenziale creativo al centro di un processo produttivo che sfrutta la collaborazione tra macchinari sempre più potenti e precisi.
In questi anni si è spesso fatto riferimento all’Industria 5.0 in maniera non ufficiale per evidenziare l’evoluzione in chiave collaborativa della robotica, per parlare di modelli tecnologici umanocentrici, e per parlare della sostenibilità ambientale e sociale. Ora anche la Commissione Europea riconosce il concetto di Industria 5.0 e pone proprio questi temi al centro della definizione che ne dà all’interno del report “Industry 5.0 – Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry”.
“L’Industria 5.0 – si legge nel documento – completa il paradigma esistente dell’Industria 4.0, mettendo in primo piano la ricerca e l’innovazione come motori per una transizione verso un’industria europea sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente. Sposta l’attenzione dal valore per gli azionisti a quello per gli stakeholder, con benefici per tutti gli interessati. L’industria 5.0 cerca di catturare il valore delle nuove tecnologie, assicurando una prosperità non limitata solo al lavoro e alla crescita, rispettando i limiti del pianeta e mettendo il benessere del lavoratore dell’industria al centro del processo di produzione.”
Nel documento firmato dagli esperti dell’UE vengono inoltre individuate le sei tecnologie abilitanti per l’Industria 5.0:
Insomma, come scrivono gli autori stessi, la nuova Industria 5.0 si pone l’obiettivo di “fare i conti con le promesse della digitalizzazione avanzata, dei big data e dell’intelligenza artificiale, sottolineando il ruolo che queste tecnologie possono svolgere per affrontare nuove esigenze emergenti nel panorama industriale, sociale e ambientale. Questo significa usare i dati e l’intelligenza artificiale per aumentare la flessibilità della produzione in tempi di grande e rapido cambiamento e rendere le catene del valore più robuste; significa usare una tecnologia che si adatti al lavoratore, piuttosto che il contrario; e significa usare la tecnologia al servizio di economia circolare e sostenibilità.”
Nell’Industria 5.0 il ruolo del lavoratore cambia radicalmente: per l’azienda esso diventa esclusivamente un ‘investimento’, e perde il ruolo di “costo”. Un atteggiamento che permette sia all’azienda che al lavoratore di svilupparsi grazie agli investimenti in competenze, capacità e benessere dei dipendenti, che diventano un modo per raggiungere gli obiettivi aziendali.
Le nuove tecnologie industriali, comprese la robotica e l’IA, avranno il compito di “rendere i luoghi di lavoro più inclusivi e sicuri per i lavoratori, oltre ad aumentarne la soddisfazione e il benessere”. Ai robot potrebbero esser delegate attività ripetitive e semplici, mentre le tecnologie basate sull’AI potranno guidare il lavoratore a svolgere compiti più specializzati, anche senza avere competenze e formazione specifiche.
Nel mondo dell’industria 5.0 un ruolo di primaria importanza sarà dato, poi, al pensiero creativo, imprenditoriale, flessibile e aperto, competenze trasversali fondamentali che accompagneranno e completeranno le altrettanto indispensabili competenze digitali.
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Scarica il documento dell’UE: “Industry 5.0 – Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry”