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Le persone al centro della rivoluzione digitale

di Eva Commisso*

Che il processo di digitalizzazione del sistema economico-produttivo sia un passaggio di cruciale importanza per la nostra regione, è un pensiero ampiamente sostenuto e condiviso. Tuttavia, l’impressione è che, per molti, sia legato in modo quasi esclusivo all’adozione di una o più tecnologie digitali. Un’interpretazione riduttiva dell’evoluzione connessa all’industria 4.0. è, infatti, necessario cambiare approccio: consapevoli della complessità del contesto e della velocità sempre crescente con cui cambia, modificare un processo o una parte di esso, non basta. Le tecnologie sono essenziali, ma rappresentano uno strumento, non il fine. Non comprenderlo significa rischiare di perdere un’occasione vitale, se non, addirittura, sprecare investimenti – anche importanti – in software e macchinari.

Un assunto di questo tipo può spaventare, ma anche affascinare: richiede di allargare lo sguardo e lavorare, in maniera condivisa e trasversale, all’interno delle organizzazioni. Comporta la necessità di partire da obiettivi chiari per definire strategie che tengano conto delle innumerevoli variabili in gioco, sia interne che esterne all’impresa, avendo come faro la produzione di maggior valore e facendo sistema sul territorio.

Diventa così centrale il ruolo delle persone, che non solo devono essere messe in grado di utilizzare le tecnologie, ma essere protagoniste attive e facilitatrici del cambiamento, con la consapevolezza che può apportare grandi benefici, in termini di competitività e qualità del lavoro.

La formazione, in tal senso, può dare un importante contributo: da un lato, per l’acquisizione di nuove competenze e contenuti accademici e tecnologici, dall’altro, e forse soprattutto, per la condivisione di una visione strategica, per il superamento della resistenza al cambiamento, per lo sviluppo di una mentalità aperta all’innovazione e di soft skills, come la propensione al networking e alla cooperazione. Fra l’altro, anche le hard skills hanno bisogno di formazione e aggiornamento continui! In un mondo che si trasforma con una rapidità sempre maggiore, le tecnologie stesse cambiano in fretta. È, quindi, essenziale imparare ad imparare, mantenersi aggiornati, muoversi con flessibilità, condividere know-how e coltivare relazioni e collaborazioni.

Si impara in contesti di formazione formale (le scuole, le academy, i corsi), ma anche in contesti informali. Un esempio? La ricerca di occasioni di confronto e condivisione con altre imprese o l’adesione agli slanci che soggetti come IP4FVG e la stessa amministrazione regionale promuovono, affinché le aziende facciano sistema in senso ampio e virtuoso, avendo come obiettivo una crescita sana, in armonia con il tessuto sociale ed economico in cui sono insediate e col quale cooperano.

Due esempi concreti di attività che ci vedono coinvolti assieme a IP4FVG e uniscono, in qualche modo, questi due approcci alla formazione sono il Catalogo delle competenze digitali “Da Tuta Blu a Tuta Blu” e il percorso manageriale DIIM. Sono due progetti legati alla digitalizzazione delle imprese del territorio che hanno un duplice obiettivo: far conoscere le tecnologie digitali e le loro applicazioni e sollecitare una visione sistemica, incoraggiando l’avvio di processi di sviluppo e favorendo la relazione tra le aziende che vi partecipano. Da un lato c’è la formazione “peer-to-peer” che vede impiegati nel ruolo di docenti operai e tecnici delle imprese FARI MANIFATTURIERI del FVG, dall’altro la formazione di manager in grado di agevolare l’attivazione di processi di trasformazione digitale.

Queste esperienze e il confronto con gli esperti e i partecipanti che abbiamo incontrato non fanno che confermare come, nel nuovo contesto in cui ci troviamo, sia necessario focalizzarsi sulla vision, essere attenti e curiosi, informarsi e imparare, confrontarsi con chi ha già compiuto dei passi nella direzione che si intende intraprendere, senza paura di condividere le informazioni. Il tutto consente una miglior lettura delle connessioni e l’acquisizione di una visione sistemica. Solo così ci si può concentrare su ciò che davvero può essere foriero di una maggior produzione di valore e, allora sì, investire sulle tecnologie ha senso. È una vera rivoluzione culturale e necessita un ribaltamento di prospettiva.

*Direttrice Consorzio Friuli Formazione