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3 domande a Rita Cucchiara, l'ingegnere che guida l'Intelligenza Artificiale in Italia

Mi occupo della parte cognitiva legata alla robotica e, più nello specifico, di visione artificiale: studio come realizzare sistemi robotizzati che siano in grado di vedere come gli esseri umani. Compito tutt’altro che semplice

Sono le parole di Rita Cucchiara, professore ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni all’Università di Modena e Reggio Emilia e Direttore Laboratorio Nazionale CINI AIIS (Artificial Intelligence and Intelligent Systems).
L’abbiamo incontrata in occasione della conferenza AI & industry 4.0 beyond the hype organizzata durante l’ AI-DLDA International Summer School on Artificial Intelligence che si è svolta a Udine lo scorso giugno e le abbiamo fatto alcune domande.

Qual è lo stato dell’arte e le prospettive future dell’IA in Italia?

Nonostante negli ultimi 5 anni abbia avuto dei risultati eccezionali, possiamo dire che l’AI dal punto di vista della ricerca è ancora all’infanzia. La tecnologia informatica cambia molto rapidamente, per questo nei prossimi 10 anni vedremo dei risultati ancora diversi. L’Intelligenza Artificiale non è solo legata alla ricerca di base: oggi, infatti, è contemporaneamente già industria e prodotto, sia nel mondo che in Italia.

Quale sarà la relazione tra uomo e macchina nel prossimo futuro?

L’idea che nel futuro saremo comandati dalle macchine è una prospettiva poco credibile, ma in fondo che cos’abbiamo tutti in mano in questo momento? Uno smartphone! Pensateci, siamo già in un certo senso controllati dalle macchine. Le tecnologie oggigiorno sono Tecnologie Abilitanti che ci danno grandi possibilità, ma il futuro sarà così com’è adesso, solo che ci concederà di avere più tempo libero. Possiamo aver perso l’abitudine di scrivere nel quotidiano con una matita o di memorizzare i numeri di telefono, ma in compenso abbiamo anche guadagnato nuove possibilità e abilità: arriviamo in una città nuova e siamo in grado di avere tantissime informazioni in maniera istantanea, possiamo trovare subito il luogo che desideriamo raggiungere, e sono solo esempi.
Di rischi legati alla tecnologia ce ne sono, ma solo quelli associati all’errato utilizzo. Penso che siano di gran lunga più numerose le opportunità che ci vengono offerte

Qual è la relazione tra ricerca e industria in Italia?

Siamo molto forti sia nella manifattura che nella ricerca: si fa molta ricerca applicata e si lavora a stretto contatto con le industrie. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di industrie finali. Ciò che manca attualmente è un sostrato forte e una collaborazione con chi sta tra questi due poli: le startup, software house e tutte quelle aziende che lavorano per produrre tecnologie abilitanti utili per le altre industrie. Al momento lavoriamo soprattutto con imprese che hanno sede oltre oceano (Stati Uniti e Cina per fare alcuni esempi), ma ciò che vorremmo realmente fare è lavorare con le industrie locali.
Non si può dire che manchino del tutto in Italia, ma abbiamo bisogno che si svilupparne ancora di più.

 

 

 

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