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L’edilizia nel 2022, tra euforia e fattori di rischio

di Luca Berardo*

L’Italia ha chiuso il 2021 con un tasso di crescita molto positivo e tra i vari settori economici che hanno concorso in modo determinate a questo risultato, quello delle costruzioni occupa una delle posizioni di testa.

L’euforia generale che caratterizza oggi la nostra filiera non può, però, far tralasciare il fatto che esistano tutta una serie di rischi che potrebbero minacciare o in qualche modo mitigare anche di molto le nostre aspettative di crescita dei prossimi anni.

Ho identificato due fattori principali e uno di contorno, non meno importante dei primi due; sono nell’ordine: aumento indiscriminato e continuo delle materie prime un po’ in tutti i settori seguito/causato dall’aumento del prezzo dell’energia, soprattutto del gas e, in ultima battuta, l’andamento dell’inflazione che potrebbe portare come primo naturale effetto a una stretta monetaria.

Per semplicità di analisi, limitiamo, però, il nostro ragionamento all’impatto di questi rischi al solo settore delle costruzioni. L’aumento del prezzo delle materie prime e la conseguente incertezza sugli approvvigionamenti stanno creando non poca confusione causando importanti ritardi nell’avanzamento di cantieri già avviati e naturalmente nella programmazione di quelli che ancora devono partire.

L’effetto combinato dell’aumento del prezzo delle materie e dell’energia, soprattutto del gas la cui crescita sembra continuerà ancora fino ai primi mesi del prossimo anno, determina poi un aumento del prezzo dei prodotti, conseguenza che mette in grande difficoltà tutte quelle imprese che si erano aggiudicate cantieri con prezzi dei prodotti molto diversi da quelli che si trovano sul mercato di oggi.

Le fluttuazioni del prezzo dell’energia mettono comunque in difficoltà anche una grande parte del mondo dell’industria che non riuscendo a far fronte economicamente a questi aumenti, sta valutando un rallentamento della produzione stessa e l’esempio più lampante di questa situazione ci arriva dal mondo della produzione ceramica che annuncia ormai da mesi un possibile spegnimento dei forni per l’inizio dell’anno, avvenimento che avrebbe conseguenze davvero pesanti sul resto della filiera.

Per quanto riguarda invece l’andamento dell’inflazione diventa più difficile limitare la nostra analisi al solo settore dell’edilizia e allora, se allarghiamo il nostro spettro visivo al generale della nostra economia, vediamo come un ulteriore aumento del tasso soprattutto oltre Oceano, potrebbe comportare uno spostamento dei capitali e una conseguente riduzione della liquidità disponibile proprio in Europa. Situazione che si potrebbe, poi. andare a riequilibrarsi con un aumento dei tassi stessi anche in Europa.

Il primo timore che genera poi la crescita del tasso di inflazione è quello legato all’andamento conseguente dei salari ovvero al fatto che non crescano in modo sufficiente a contrastare il nuovo livello dell’inflazione e quindi che si vadano a comprimere poi i consumi. Questa paura è sicuramente reale, ma se ritorniamo a restringere la nostra analisi al settore delle costruzioni, vediamo come la mancata crescita dei salari dei nostri addetti sia oggi più legata alla mancanza di personale in tante posizioni più che all’inflazione. A questo scenario di rischio, devo però andare ad aggiungere un ulteriore elemento di incertezza legato esclusivamente al settore delle costruzioni.

La crescita del nostro settore è, infatti, oggi determinata per la quasi totalità dal sistema dei bonus, la rimodulazione, quindi, delle aliquote degli stessi e soprattutto la scellerata eliminazione dello sconto in fattura per tutti i bonus che non siano il superbonus, potranno avere effetti negativi. Una crescita legata quasi esclusivamente a un sistema di aiuti corre infatti il rischio di esaurirsi se non saprà passare nel tempo da una fase assistita a una fase di investimenti più produttivi e strutturali.

 

Presidente Sercomated Scarl 

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