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Ecosistema porto: quando il digitale integra terra e mare

di Zeno D’agostino, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale

La digitalizzazione è, anche nel settore della logistica e dei trasporti, una fondamentale direttrice di sviluppo. Tanto più quando è fattore nelle relazioni fra porti e i loro retroterra, la digitalizzazione di procedure e flussi informativi collegati è un aspetto di primaria importanza per le strategie delle singole Autorità di Sistema Portuale e per le aziende e i sistemi economici che a esse afferiscono.

Naturalmente, la digitalizzazione è anche una risposta alle caratteristiche intrinseche al nostro mondo di scambi commerciali su scala globale, che implica il coinvolgimento di una moltitudine di soggetti e l’esistenza di procedure estremamente diversificate (e, talvolta, frammentate) per la movimentazione delle merci.

Da queste premesse o vincoli discende una forte, imprescindibile esigenza di standardizzazione e coordinamento, rispetto alla quale i processi di trasformazione digitale hanno un elevatissimo potenziale. Inoltre, le informazioni e i dati che accompagnano le merci, a seconda delle funzioni cui rispondono, possono necessitare di essere certificati o avere una valenza commerciale, implicando considerazioni ulteriori in termini di integrità e sicurezza.

Il porto di Trieste guarda per vocazione a un retroterra transnazionale (in primis all’Europa Centro-Orientale), reso ancor più vicino da una fitta rete di collegamenti ferroviari. Tali peculiari caratteristiche, insieme al suo status di porto franco internazionale, hanno fatto sì che l’Autorità – da vero e proprio precursore sui tempi – si facesse artefice, 10 anni fa, della creazione di uno strumento informatico ad hoc.  Si chiama Sinfomar, è una piattaforma IT, in gergo Port Community System, che seguendo l’approccio “single window” consente ai vari attori istituzionali e operatori privati del settore di scambiare, grazie all’interoperabilità fra sistemi, dati relativi ai traffici e alle merci in tempo reale. Il tutto con il vantaggio di anticipare o comunque semplificare le procedure doganali, ottimizzando la gestione degli spazi e dei flussi in entrata e uscita dalle aree portuali e retroportuali rispetto alle toccate delle navi. Sinfomar negli anni è diventato un importante strumento per la competitività e l’efficienza complessiva del nostro sistema portuale.

In termini più ampi, considerando la necessità, sia nella progettazione che nella gestione di piattaforme digitali complesse, di compiere un’attività di analisi e revisione continua delle varie componenti materiali ed immateriali, finalizzata a garantire la sicurezza e la continuità operativa dei servizi, è cruciale inoltre la creazione di sinergie e collaborazioni con soggetti qualificati sul territorio regionale, perché a monte sia assicurata l’affidabilità e della manutenzione evolutiva delle infrastrutture di riferimento (quali reti, cloud ecc.).

Oltre che alla visibilità dei flussi di traffico e merci, la nostra visione di sviluppo attribuisce grande importanza alla conoscenza a 360 gradi delle componenti infrastrutturali e ambientali dell’ecosistema portuale. Anche in quest’ambito, la trasformazione digitale impone e al tempo stesso sostiene una rivisitazione di processi e modalità di intervento i quali, grazie all’utilizzo e alla messa a sistema di enormi volumi di dati geo-spaziali e tridimensionali, consentono di gestire in maniera integrata e intelligente funzioni (di indagine, ispezione, manutenzione, monitoraggio ecc.) che toccano l’intero ciclo di vita di un’infrastruttura, dal magazzino alla banchina, oltre a supportare il gestore di aree e infrastrutture complesse nelle proprie scelte. In questa prospettiva si colloca anche il progetto pilota che stiamo attuando insieme ad Area Science Park nell’ambito di IP4FVG: un’iniziativa che, attraverso la sperimentazione di soluzioni concrete per la raccolta e la gestione di dati in base a standard Building Information Modeling e l’interoperabilità con il sistema informativo geografico (GIS) del nostro Ente, vuole contribuire ad approfondire le potenzialità di strumenti di digital twinning per la creazione di repliche digitali di oggetti fisici.

Questi sono solo alcuni esempi del nostro modo di intendere la transizione digitale, che non ha nulla di arido, anzi. Connettere le menti e condividere le idee. Collegare il mondo scientifico collocato sul Carso e il mondo a valle del porto, facendo gemmare nuovi progetti. Questa è la sfida, questo il nostro punto di forza. Perché le competenze e i saperi assommati nel territorio di Trieste, se messi a sistema, possono moltiplicare le chance di sviluppo e attrattività dell’area e della Regione Friuli Venezia Giulia. Parafrasando Saba, la città è bella proprio perché sta tra il Carso e il mare.

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