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Il metaverso industriale è qui: appunti dal CES di Las Vegas

di Luca Barbieri, giornalista e imprenditore, founder di Blum.vision

Il Consumer Electronic Show di Las Vegas parla sempre di più al mondo di Fabbrica 4.0. È questa una delle sorprese dell’edizione 2024 della più importante fiera dell’elettronica mondiale, quest’anno all’insegna dell’intelligenza artificiale. Se questo trend, riassunto nello slogan «AI for all», era ampiamente atteso, è il campo applicativo a essere particolarmente interessante, soprattutto per il nostro tessuto industriale. Il segnale – uno di quei segnali deboli, che non conquistano i titoli dei giornali – si era intuito già dall’anteprima, nel keynote speech di apertura della manifestazione, organizzato da Siemens e dedicato appunto all’«industrial metaverse». Un metaverso fatto di digital twin, software defined automation e dati. Se c’è un luogo dove visori e smart glass trionferanno questo è infatti la fabbrica: i casi applicativi e i prodotti non mancano, ora pare esserci anche una convergenza di mercato tra la Silicon Valley e il sistema europeo.

D’altronde che l’interesse del mondo produttivo manifatturiero sia alto, sempre più alto, nei confronti della manifestazione statunitense lo testimoniano anche le numerose missioni industriali. Dall’Italia erano presenti anche una quarantina di imprenditori aggregatisi attorno all’iniziativa organizzata da Confindustria Udine per una full immersion tra trend tecnologici e nuovi modelli di business. Una visita che si è conclusa, ci torneremo, nel padiglione italiano delle startup a Eureka Park.

Ma prima qualche appunto sparso. Il primo: intelligenza artificiale ovunque. E non poteva essere altrimenti visto che si tratta dell’argomento più di moda a livello globale. In particolare l’AI viene usata per semplificare la vita e l’interazione con gli altri device. Il merito è dei large language models che ci permettono di interagire con i robot facendoli diventare assistenti a tutto tondo.

In questo ambito la vera sorpresa di questo CES è stato Rabbit, l’oggetto dal design anni Settanta che ci permette di interagire in modo veloce e intelligente lo smartphone lasciando a lui capire quale sia l’app giusta per la nostra domanda. Una sorta di telecomando vocale che bypassa le app semplificando la vita degli utenti. Lanciato da una startup durante il CES ha sbancato vendendo oltre ventimila pezzi in due giorni. Un’altra innovazione che ha dominato la manifestazione è la televisione trasparente presentata da LG e Samsung, una tecnologia che permette di giocare con gli ambienti e gli allestimenti. Essilor Luxottica invece ha presentato Nuance Audio, gli occhiali per sentire. Si tratta di un paio di occhiali, ideati inizialmente da una startup israeliana, dotati di speaker direzionali nelle stanghette. In modo discreto consentono a chi li indossa di poter ascoltare meglio cosa ci sta dicendo la persona con la quale stiamo parlando anche in contesti rumorosi come fiere, ristoranti, luoghi pubblici. Un bel caso di spill-over.

Ma come sempre la vera miniera del CES (una macchina da 4mila espositori e 130mila visitatori che monopolizza la città del Nevada) è Eureka Park, dove si concentrano le 1.400 startup provenienti da ogni parte del mondo: lì si può sperimentare la piena contaminazione tra i sensi umani (vista, udito, olfatto) e la digitalizzazione. Alcuni esempi anche tra le tecnologie made in Italy ospitate nel padiglione organizzato da Agenzia Ice e Area Science Park, partner storico della manifestazione che anche quest’anno ha curato la formazione delle startup partecipanti contribuendo a segnare un deciso aumento qualitativo della missione italiana.

Tra gli stand delle startup italiane hanno così tenuto banco tante soluzioni per rendere smart e a prova di futuro le case e le città, grazie all’automazione, alla sensoristica avanzata, a nuovi modi di concepire la mobilità, dalla logistica aerea al trasporto pubblico su strada modulare. Ad esempio sono stati presentati un’intelligenza artificiale che diagnostica il cancro con un calcolo delle probabilità, un coating per superfici che purifica l’aria e riduce lo smog, ma anche applicazioni di realtà aumentata e virtuale per l’apprendimento e lo studio del patrimonio culturale. E ancora, il Web3 e la blockchain che supportano l’agrifood tracciando le filiere, la gestione di documenti notarili, il marketing. Ultime, ma non per importanza, le innovazioni della digital health e i supporti per l’accessibilità motoria e digitale: dalla biopsia virtuale dell’architettura ossea alle carrozzine self-driving per gli aeroporti. E poi il cestino intelligente che differenzia automaticamente i rifiuti; l’airbnb delle colonnine di ricarica; tecnologie 3D per rivoluzionare le catene di approvigionamento globali. Innovazioni made in Italy all’insegna della sostenibilità e della contaminazione tra i diversi settori. Innovazioni concrete e ready to market. Dopo un 2023 che ha visto anche in Italia un deciso calo dei fondi investiti in startup (1,1 miliardi contro i 2 miliardi del 2022), il 2024 potrebbe essere veramente l’anno della svolta. All’insegna della concretezza.

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