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La manifattura italiana in pandemia è motore di crescita per l’eurozona

In uno scenario economico globale estremamente variabile, con l’Europa in fase di evidente rallentamento della crescita, gli Stati Uniti promotori di una politica protezionista che non sembra causargli sostanziali variazioni economiche rispetto ai livelli pre-pandemici e le economie emergenti spaccate tra la frenata della domanda proveniente dall’Occidente e le politiche locali di forte spinta all’industrializzazione, la manifattura italiana sembra aver recuperato in maniera stabile le attività precedenti allo scoppio della pandemia. È quanto emerge dal report “La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite” presentato in questi giorni dal centro studi Scenari Globali di Confindustria. Il nostro paese, secondo il report, diventa così uno dei principali motori dell’Eurozona: in paesi come Francia e Germania, infatti, il riassorbimento dello shock causato dal calo drastico dei volumi di produzione dei mesi critici del 2020, stenta ad avvenire.

Il ruolo della domanda interna

La tendenza positiva per l’industria italiana sembra dipendere innanzitutto dalle dinamiche che hanno caratterizzato la componente interna della domanda: sostenuta dalle misure governative in favore del reddito dei lavoratori e di stimolo della spesa, la domanda interna ha fortemente contribuito alla ripresa della produzione nazionale.
Le imprese manifatturiere italiane, se confrontate con i dati dell’Eurozona, sembrano non esser particolarmente esposte alle difficoltà determinate dalle interruzioni delle forniture di materie prime e semi-lavorati. “Solo” il 15,4% delle manifatture intervistate lamentano problemi produttivi legati alla mancanza di materiali o insufficienza di impianti, contro una media europea che si attesta al 44,3% e tocca il 78,1% in Germania.

Il panorama disomogeneo dei diversi settori manifatturieri

Scendendo nello specifico dei settori manifatturieri il panorama si fa molto eterogeneo: trend positivi si registrano per il comparto dell’elettronica (+8,9%), sotto la spinta della digitalizzazione, e quello legato alla filiera dell’edilizia, trainato dal boom di investimenti pubblici e privati in costruzioni (+13,1%). Buoni risultati anche per le lavorazioni in legno (+9,5%), la metallurgia (+8,2%), le lavorazioni di minerali non metalliferi (+7,8%) e dei prodotti in metallo (+7,0%). Fanno da contraltare i settori di moda e trasporti, maggiormente influenzati dai problemi di domanda e reperimento materie prime.

Export

Secondo il report di Confindustria, gli scambi italiani di beni con l’estero, dopo il crollo registrato nel pieno dell’emergenza pandemica (secondo trimestre del 2020), sono ripartiti in modo rapido e robusto, tornando nettamente sopra i livelli pre-crisi. Nei mesi giugno-agosto 2021, le esportazioni a prezzi costanti hanno superato i livelli di fine 2019 con un andamento positivo soprattutto nell’export di input intermedi e di beni d’investimento, mentre è ancora parziale il recupero per i beni di consumo.

Il maggiore dinamismo della manifattura italiana rispetto a quella delle altre principali economie europee si è riflesso in un aumento della sua quota sul totale dell’export UE, cresciuta sia per quanto riguarda gli scambi tra paesi europei sia per quelli verso il resto del mondo.

Occupazione e manodopera specializzata

Dal punto di vista occupazionale l’Italia fa registrare un recupero significativo delle ore lavorate, anche se al di sotto dei livelli pre-pandemici (-4,2%) mentre l’occupazione diretta, rispetto al 2019, risulta diminuita di circa 42.000 unità (-1,1%). Il 2021, infine, fa registrare un costante e significativo miglioramento sul fronte della domanda di lavoro, in particolare per le imprese localizzate nel Nord-Est e nel Centro Italia: questo andamento positivo si associa, però, a una crescente difficoltà delle imprese nel reperire manodopera specializzata, fondamentale per mantenere attivo il ciclo produttivo che sta progressivamente incrementando il grado di utilizzo degli impianti.

Per approfondire consulta il report sul sito di Confindustria

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