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Cyber security: la migliore chiave di protezione è la conoscenza

di Marco Cozzi, Presidente Digital Security Festival, Head Of Innovation & ICT di Banca Finint S.p.A.

1968 esce il film “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, in cui, con largo anticipo, scopriamo la videochiamata, i viaggi interspaziali, il computer che gioca a scacchi e legge il labiale, HAL 9000, uno dei primi esemplari di computer dotato di intelligenza artificiale. Kubrick ci fa compiere un salto temporale che ci porta dritto ai giorni nostri, dove la tecnologia sembra aver preso il sopravvento.

La nostra esistenza digitale è stata prevista – vista prima – attraverso gli straordinari strumenti dell’arte e della cultura, che oggi sono determinanti per educare al mondo della cyber security.

Al Digital Security Festival 2023, appena concluso, abbiamo affrontato in dieci giorni il tema della sicurezza informatica dal punto di vista degli impatti tecnologici e sociali, per le persone, le imprese e la società grazie a professionisti del settore con l’intento di riflettere su un futuro “digitale” sicuro per tutti. Ecco alcuni dei temi emersi durante il festival.

Dal passato al presente al futuro: il vero tesoro sono le informazioni. Questo era già noto da tempo, infatti i primi sistemi crittografici usati per proteggere i dati hanno un’origine antica. Ne è un esempio primordiale la scrittura al contrario di Leonardo Da Vinci. I dati oggi hanno un valore economico molto importante, lo sanno bene i cyber criminali che li usano come merce di scambio con una redditività alta e un rischio abbastanza limitato.

Le sfide del futuro parlano, inoltre, di un’Intelligenza artificiale che sta entrando a gamba tesa nell’esistenza delle persone dal perimetro lavorativo a quello educativo, finanche a quello cognitivo. L’AI, con la sua velocità dirompente, sta cambiando alcuni equilibri e il fattore umano fa fatica a stare al passo, come per tante altre innovazioni.

Abbiamo, poi, parlato di oggetti connessi, digital divide e analfabetismo digitale, di privacy e di cyber igiene, ossia del saper riconoscere quel che è reale da quello che non lo è, e di sapere vivere la dimensione virtuale in modo equilibrato e sicuro. Ma anche di materie STEM e scenari futuri di lavoro.

Tanti e diversi argomenti perché la tecnologia ormai attraversa tutta la nostra esistenza: dalla vita in famiglia, alla scuola e al lavoro. Ma l’ipotetica autoreferenzialità della tecnologia, finalmente, ha lasciato spazio alla dimensione di responsabilità-opportunità delle persone che la utilizzano. L’accento, quindi, che adesso è sugli strumenti, deve essere posto sul come li usiamo. E il come usiamo la tecnologia dipende dalla conoscenza, dall’educazione, dalla formazione e dalla consapevolezza.

Abbiamo compreso, infatti, che tutti questi temi convergono verso un’unica straordinaria soluzione: la chiave è una rinnovata cultura interdisciplinare capace di creare conoscenza e consapevolezza. Una cultura che aiuti a utilizzare nel modo giusto i diversi strumenti, perché basata su un approccio eterogeneo che va dall’informatica alla sociologia, dall’economia al diritto, dalla letteratura all’antropologia.

Il fattore umano è sempre stato e sarà sempre l’elemento che fa la differenza, quello che costruisce socialmente l’innovazione.

Per usare bene la tecnologia è determinante, pertanto, un nuovo umanesimo digitale e la cultura, tanta cultura. La chiave che chiude una porta è la stessa che la riapre: se le insidie che troviamo nel mondo cyber sono state create dalla componente umana, troveranno la soluzione proprio nella componente umana, che diventa protagonista di un’evoluzione straordinaria, attraverso la consapevolezza e la padronanza di strumenti che l’individuo crea con il suo stupefacente ingegno.

Il futuro digitale, quindi, dipende dall’educazione, dalla formazione e dalla conoscenza degli individui di ogni ordine e grado, in ogni luogo di vita, che sia la famiglia, la scuola, il lavoro o la società. In questo contesto, la migliore chiave di protezione è la conoscenza. E se questa è la strada, allora bisogna insistere con le iniziative di diffusione del sapere: come i corsi di formazione, l’educazione alla cyber security nelle scuole, nelle imprese o nei luoghi di divulgazione e le iniziative dedicate come il Digital Security Festival.  

La parola d’ordine per la crescita nel mondo digitale, social e virtuale è educare, nella sua accezione più bella che rimane “tirar fuori ciò che sta dentro”, abilitando l’umanità ad un uso consapevole di una tecnologia a servizio dell’uomo.

Per gentile concessione del Digital Security Festival a questo link è possibile scaricare il magazine fvgtechmag

Per rimanere aggiornati visita il sito del festival

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